Storia

Vi sono numerose ipotesi sulle origini del  Mastino Napoletano , secondo molti studiosi i cani di tipo Molossoide deriverebbero dal mitico Mastino Tibetano.  Altra ipotesi individua l’origine dei molossi in Africa, purtroppo tutte queste teorie per quanto suggestive sono basate su ipotesi non essendoci prove certa a loro suffragio. Importante è ricordare che il termine molossi, deriva dal nome di un popolazione dell’Epiro, chiamata per l’appunto Molossi, essi allevavano cani da battaglia e da guardia molto conosciuti nell’antichità, i cosi detti Molossi D’Epiro.

I Molossi D’Epiro giunsero in Italia al seguito dell’esercito romano, dopo la conquista della Macedonia ad opera del console Paolo Emilio, altri molossi furono poi portati in Italia dalla Britannia da Cesare.

Molossi giunsero anche insieme ai coloni greci durante l’occupazione delle regioni del Sud Italia tra il VII e l’VI secolo a.c.

Quindi è molto probabile che dall’incrocio di tutti questi cani nacque il Molosso Romano, ampiamente descritto da scrittori latini come Columella e Virgilio. Nell’antica Roma i molossi venivano impiegati nei giochi circensi, sia nella lotta contro uomini che contro altre belve, nelle province invece era utilizzato come cane da guardia in particolare nel sud dove vi erano numerose ville e masserie.

Con la caduta dell’impero romana inizia un periodo buio in qui si perdono le tracce del molosso romano, che però sopravviveva in varietà diverse. Come ad esempio il Cane Corso, molosso leggero adatto alla guardia del bestiame o alla caccia alla grande selvaggina, il Dogo Sardesco in Sardegna leggendario per le sue gesta milititari, in Sicilia invece si sviluppo il Branchiero.

Svolta  fondamentale per la nascita del Mastino Napoletano fu la dominazione spagnola a Napoli, Ferdinando portò al suo seguito i terribili perro da presa e attraverso gli incroci con essi il mastino si risanguò.

Nel 800’ il Mastino era ancora in forte regresso, solo in Campania continua a prosperare questo perché in Campania esistevano ancora le condizioni socio-economiche che facevano si che il mastino fosse considerato un valido aiuto nella vita quotidiana.

Nella prima decade del 900 vi fu un timido tentativo di porre all’attenzione della cinofilia ufficiale l’italico molosso, purtroppo i cinofili italiani lo snobbarono dimenticandolo per oltre 20 anni, finche non giunse nel Casertano un giovane veterinario di Treviso, Ruggero Soldati.

Il Soldati affascinato da questa antica razza inizia insieme all’amico e collega Giulio Durante un censimento e la misurazione di molti molossi conosciuti a Napoli con l’appellativo di cane e’ presa. Ai due amici ben presto si associano tanti altri appassionati come gli avvocati De Vita e Pacifico, il Dott. Fratta, e il Dott. Soardo.

A queste persone va il merito di aver portato la razza all’attenzione della cinofilia ufficiale, senza dimenticare però di render merito anche a quelli che nei secoli ne hanno perpetuato l’allevamento, forse “con poca scienza” ma molta “competenza”.

Il Soldati e i suoi amici come abbiamo detto portarono la razza all’attenzione della cinofilia ufficiale, punto di svolta fu l’esposizione canina tenutasi a Castel dell’Ovo nel 46 in qui questo gruppo di appassionati presentò fuori concorso 8 soggetti di cane e’ presa, fra gli otto il vincitore fu il mitico  Guaglione all’epoca di proprietà di Carmine Puolo.

A quella esposizione era presente,  Piero Scanziani  da Roma, che come il Soldati prima di lui, si innamorò a prima vista del molosso napoletano, e da quel momento decise di dedicarsi al recupero della razza. Iniziò quindi una strenua indagine fra le vie e i quartieri di Napoli alla ricerca dei cani che per lui meritavano di diventare i capostipiti della sua selezione. La ricerca portò al canile di Scaziani Guaglione, Siento e Pacchiana, con i quali Scanziani iniziò la sua selezione con l’affisso di Villanova.

L’opera di ricostruzione e riconoscimento della razza continua, però a questa nuova razza bisogna pur dargli un nome e su questo punto nasce una diatriba fra chi voleva chiamarlo Molosso Romano come Scanziani e chi spingeva per il nome di Mastino Napoletano come il Soldati, fortunatamente fu la fazione del Soldati ad avere la meglio e la nuova razza prese il nome di Mastino Napoletano rendendo giusto onore alla terra in cui per secoli è prosperato.

In seguito fu redatto lo standard prendendo spunto dall’abbozzo scritto da Soldati e nel 49 finalmente la razza fu riconosciuta ufficialmente dall’ ENCI. Lo stesso anno Soldati e i suoi amici fondarono la Societa Italiana del Mastino (SIM, in seguito divenuta SAMN). Il primo Mastino Napoletano ad essere proclamato Campione Italiano di Bellezza fu Guaglione e la prima cucciolata iscritta al LIR è del 49.

Fondamentali per la razza oltre ai già citati furono altri grandi mastinari, come il mitico Francesco Manno, proprietario fra gli altri di Masaniello il leggendario “cane della montagna”, ed ancora Gennaro Giacco passato alla storia per aver selezionato la tipologia di mastini detti Zaccaro dai diametri trasversali molto accentuati, Don Paolino Scotti che diede vita ad una delle più importanti linee di sangue, Antonio Ciccarelli detto Giacchettella ed il suo Masaniello uno dei più grandi razziatori della storia del mastino. Altri importanti esponenti del mondo del Mastino furono e sono Eugenio Circolo, Saverio Bilangione, Antonio Sorbo, Giovanni Allocca, Mario e Peppe Siano, Mario Querci titolare dell’affisso di Ponzano, Michele De Falco titolare dell’ affisso del Nolano e per anni presidente della SAMN, Umberto Miranda detto O’ Baffone,  Giovanni Oliviero detto O’ Ciuraro, e tanti altri, sino a giungere alla moderna selezione ad opera di valenti allevatori.

A tutti loro così come agli allevatori più giovani va un grande ringraziamento per aver salvaguardato un patrimonio non solo di Napoli ma dell’Italia tutta quale è il Mastino Napoletano.

 

Tratto da Dialoghi sul Molosso Scanziani – Cuomo, e Il Mastino Napoletano Vandoni