Carattere

Innanzitutto bisogna ricordare che quella del Mastino Napoletano è una razza di utilità, precisamente è un cane da guardia e difesa, con aspetti caratteriali tipici e ben delineati.  Nell'allevamento quindi è giusto tenere in buon conto il carattere dei riproduttori, per evitare che si perda sfociando in eccessi di “troppo” o “troppo poco”.  Vediamo ora  nel dettaglio il tipico carattere che deve possedere un buon Mastino Napoletano:

“Carattere forte e leale, non ingiustificatamente aggressivo o mordace, difensore della proprietà e delle persone ha sempre un comportamento vigile, intelligente, nobile e maestoso.”

Così è descritto il carattere del Mastino Napoletano dallo Standard ufficiale, rappresentazione che seppur sintetica lascia trasparire la forza e al contempo l’equilibrio del molosso di Napoli. Sono proprio queste due caratteristiche, che rendono il mastino un guardiano formidabile, implacabile e al con tempo capace di discernere le situazioni nelle quali intervenire. Non è raro vedere mastini che ringhiano minacciosamente al visitatore, che si trova fuori il cancello di casa, per poi calmarsi repentinamente, sino a diventare indifferenti, nel momento in cui la presenza di tale visitatore viene “accettata” dal padrone. Come riportato nello Standard, infatti, il mastino non deve essere ingiustificatamente aggressivo, un mastino che ringhia, abbaia o morde indiscriminatamente non è un buon mastino. Questo ovviamente non significa che il Mastino Napoletano non sia un cane dal forte temperamento, l’aggressività, infatti, è insita nel cane da presa, basti ricordare che i suoi  antenati erano cani da guerra e da combattimento, però come dicevamo, nel mastino l’aggressività deve essere sempre relazionata alla situazione e regolata dalla voce del padrone, non a caso i vecchi mastinari erano soliti dire che il mastino deve tenere “ ’o cuman ” (il comando). Per comprendere ancora meglio il carattere del mastino e la sua evoluzione e bene tener presente, che fino a pochi decenni fa, il cane da presa era selezionato solo in base al carattere, unico aspetto rilevante per gli allevatori di quel periodo. In particolare in Campania persistevano condizioni socio-economiche favorevoli alla prolificazione di tali cani: ampia presenza di masserie, società basata sulla prevaricazione mediante la forza ecc. Il cane da presa quindi era un ausiliare prezioso, alcuni erano usati a guardia del bestiame, mentre altri venivano usati invece per la guardia della proprietà e difesa della persona. D’obbligo era per i cosiddetti “guappi” o uomini d’onore, la presenza al loro fianco di un cane da presa, utilizzato sia per difesa personale sia per vessare e intimorire il prossimo. Ragion per cui è facile pensare  quali fossero le caratteristiche caratteriali ricercate al tempo, però per essere ancora più chiaro cito un esempio di selezione riportato dal Vandoni nel suo libro Il Mastino Napoletano: “ Veniva applicata una crudele prassi selettiva. All’età di 6-8 mesi il mastino veniva rinchiuso in un sacco e bastonato, talvolta il sacco veniva fatto rotolare per una scarpata: se all’apertura del sacca il soggetto si dimostrava impaurito e cercava la fuga, per lui era la fine, se invece si avvicinava, con aria tra l’incuriosito e l’aggressivo, ai suoi tormentatori era il trionfo : chillu era ‘o can”. I soggetti che venivano fuori da tale selezione erano si temerari e implacabili, ma spesso si presentavano feroci, inavvicinabili e quindi ingestibili. Tali soggetti nel contesto moderno sarebbero stati difficilmente inseribili e quindi negli anni si è cercato di mitigare questi aspetti, senza snaturare la funzione del cane e il suo forte temperamento, ma rendendolo, invece, maggiormente equilibrato. Altro aspetto caratteriale, su cui è importante porre l’accento, è quello della lealtà nei confronti del padrone. Si crea un legame fra il mastino e la sua famiglia, che non ha pari, al punto che il cane sacrificherebbe la sua vita per l’uomo. Ci sono numerosi esempi nella letteratura mastinara a suffragio di tale affermazione, ne citerò un paio per meglio far comprendere al lettore il legame viscerale che s'instaura fra mastino e padrone. Ambedue le storie hanno come protagonista il mitico Antonio Ciccarelli detto “Giacchettella” e il suo ancor più mitico Masaniello. Si racconta che Masaniello era solito avvertire il padrone, mentre quest’ultimo era intento a giocare d’azzardo, dell’arrivo di polizia e carabinieri, considerati nemici del padrone, e addirittura per richiamare la sua attenzione rovesciava con la testa il tavolo da gioco. Altro racconto, assai struggente, narra che Masaniello si lasciò morire di stenti sotto la finestra della cella dove era rinchiuso il suo padrone, senza lasciarsi avvicinare da nessuno. Tali episodi, anche se forse un po’ romanzati, rispecchiano la totale dedizione del Mastino nei confronti del suo padrone.

In conclusione è giusto rilevare che il carattere tipico del mastino non scaturisce solo dalla selezione e quindi dalla genetica del cane. Ovviamente come scritto all’inizio è fondamentale far riprodurre solo soggetti che presentano le giuste caratteristiche psichiche, ma vi sono anche altri elementi da prendere in considerazione. In primis è importante far ricevere al cane il giusto imprinting, la madre fin dai primi attimi di vita del cucciolo gli trasmette insegnamenti ed esperienze, però troppo spesso vediamo che gli allevatori utilizzano meticci come balie al posto della madre naturale, allora domandiamoci come può una balia trasmettere le tipiche caratteristiche caratteriali al cucciolo di mastino.  E' importante perciò che sia la madre ad allattare i cuccioli, ed è altrettanto importante non separarli troppo presto. Altro elemento fondamentale per far sì che il mastino sviluppi correttamente le caratteristiche caratteriali che porta impresse nei geni, è l’educazione impartita dal padrone. Padrone che non deve esasperare talune caratteristiche, come ad esempio l’aggressività, anche perché il mastino non ha bisogno di addestramenti particolari per svolgere il suo ruolo di guardiano. È necessario però che il cane sia stimolato, come si suol dire nel napoletano “messo a mestier”, cioè messo a lavoro, spesso si vedono cani, soprattutto in allevamento che passano l’intera vita chiusi in box, ed è normale che questi cani col tempo diventino apatici, perdendo la loro proverbiale attitudine alla guardia. Il buon padrone deve avere polso per tener a bada il forte temperamento del mastino, senza però mai usare la violenza, trattandolo come il fiero e valoroso guardiano che è, e non come un “pupazzone”. Importante è anche farlo socializzare sia con le persone sia con gli altri cani.

 Il carattere tipico del Mastino Napoletano quindi si otterrà con la giusta selezione genetica coadiuvata dall’imprinting materno e la giusta educazione ricevuta dal padrone.